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IL GENDER NELLE SCUOLE

 

La legge 107,  La buona scuola e il gender

 

di Germana Biagioni

 

In risposta a quanto dichiarato dal neo ministro della Famiglia e Pari Opportunità Elena Bonetti, rendiamo noto quanto segue, affinchè i genitori degli alunni della scuola italiana, sappiano che dietro sigle e siglette e dietro parole come “parità di genere”, “educazione alla differenza”, “violenza di genere” ecc. si nasconde un progetto di cambio mentalità delle nuove generazioni. E quale luogo più idoneo se non la scuola, a partire dall’asilo per passare dalle scuole medie inferiori e superiori fino all’università?

Faccio una piccola premessa: il termine “genere”, adottato nella legge della buona scuola e in tutto l’apparato normativo che tratta di violenza di genere, identità di genere e parità di genere, prevede che il termine non sia sinonimo di sesso riferendosi al binomio maschio/femmina, ma di tutte le varianti che possono superarlo in base alla validità del principio di autodeterminazione nella scelta della propria identità.

Detto ciò ci preme sottolineare che la legge 107 del 13 luglio 2015 ovvero “La buona scuola”, fa proprio in toto il modello educativo delle linee-guida dell’OMS, lo impone ad ogni ordine e grado, ed assorbe il disegno di legge della Fedeli intitolato “Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale e nelle università”.

Come accennato in un precedente post, nel 2013 i ministri Fornero e Profumo avevano dato vita ad una stretta collaborazione tra Dipartimento Pari Opportunità e UNAR da un lato e mondo della scuola dall’altro (MIUR).
Questa “collaborazione” ha dato vita alla pubblicazione nel 2014 di libretti destinati alle scuole di ogni ordine, commissionati agli esperti esterni dell’UNAR presieduti dalla dottoressa Antonella Montano autrice del saggio “Mogli, amanti, madri lesbiche”.

Riporto quanto trovato sul sito istitutobeck.com/progetto-unar

02/2014 NOTA SUL PROGETTO “EDUCARE ALLA DIVERSITÀ”
• L’Istituto A.T. Beck è un’associazione scientifico-professionale di psicologi e psicoterapeuti che, tra le attività che svolge, si impegna a diffondere e tutelare le posizioni, da tempo condivise, della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi del progetto “Educare alla diversità”.
• Gli opuscoli sono stati predisposti su mandato dell’UNAR per la realizzazione di specifici moduli didattici di prevenzione e contrasto dell’omofobia e del bullismo omofobico nelle scuole e adottano una prospettiva scientifica, e non ideologica.
• L’American Psychological Association (2009, 2012) scrive che “l’attrazione, i sentimenti e i comportamenti sessuali e romantici verso persone dello stesso sesso sono normali e positive varianti della sessualità umana indipendentemente dall’identità di orientamento sessuale”.
• Le influenze che l’ambiente socio-culturale e religioso può esercitare nel generare omofobia e omofobia interiorizzata, non soltanto sono di pacifica osservazione, ma conclusioni a cui pervengono numerosi studi scientifici. L’impatto negativo del conflitto tra omosessualità e religione sulla salute mentale è stato ampiamente dimostrato (Hatzenbuehler, Pachankis, Wolff, 2012; Schuck, Liddle, 2001). Secondo Herek (1984, 1992, 1998) “…maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba”. Harris, Cook, Kashubeck-West (2008) affermano che omosessualità e religione possono andare d’accordo: un più liberale e meno dogmatico rapporto con la religione si accompagna a livelli più bassi di omofobia interiorizzata e a un’identità sessuale più integrata. Hatzenbuehler e collaboratori (2009, 2010, 2012) rilevano come l’incidenza di disturbi psichici e alcolismo sia nettamente superiore tra le persone gay e lesbiche residenti in Paesi dove non esistono leggi specifiche contro le violenze e le discriminazioni omofobiche e/o in contesti dove le organizzazioni religiose sono meno accoglienti.

In un altro sito Scosse.org. si delinea la situazione nelle scuole, (forse al neo ministro della Famiglia Bonetti è sfuggito).

Si parla proprio di progetti con la linea guida UN ALTRO GENERE DI EDUCAZIONE che è il motto della rete «Educare alle differenze» composta da 250 associazioni che lavorano con le maestre nelle scuole, per superare gli stereotipi di genere, contrastare la violenza di genere e il bullismo omofobico tra i bambini. Giunto al terzo anno di vita, «Educare alle differenze» oggi è un network composto da docenti universitari, attivisti/e LGBTI, case editrici, educatori e assistenti sociali, associazioni impegnate in programmi che coinvolgono gli enti locali. Insieme cercano di colmare le lacune formative e i vuoti normativi presenti nella scuola italiana quando si parla di sessualità o di parità tra i sessi. In attesa di organizzare il terzo incontro nazionale a Roma, promosso dalle associazioni Scosse (Roma), Stonewall (Siracusa), Il Progetto Alice (Bologna), la rete intende diventare un interlocutore del ministero dell’Istruzione nella scrittura delle linee guida sulla prevenzione della violenza di genere e l’educazione alla parità tra i sessi prevista dalla Convenzione di Istanbul, ratificata dal Parlamento italiano nel 2013 altro genere di educazione.

Ricordiamo che per parità tra i sessi si intende non sessi biologici uomo/donna, ma sessi autodeterminati.

Per finire in bellezza, cari genitori sappiate che nel luglio 2015 a ridosso della entrata in vigore della legge 107 La buona scuola, l’UNAR ha chiesto di accreditare come ente di formazione presso il Ministero dell’Istruzione il “Circolo culturale Mario Mieli” al fine della valorizzazione dell’expertise delle associazioni LGBT, in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, degli studenti e delle famiglie per potersi avvalere delle loro conoscenze.

Quindi carissimi, quando ci dicono che "Non ci sono teorie di gender nei programmi educativi proposti nella legge della buona scuola" come dichiarato dal ministro Bossetti, sappiate che la stessa legge ha fatto propria la strategia Fornero e il decreto Fedeli, sopra citati e che quindi dal 2013/2014 nelle scuole è già in atto la diffusione della teoria gender, camuffata sotto altre iniziative e altri termini.

 

15 settembre 2019

 

Fonti:

blog scosse.org

istitutobeck.com/progetto-unar

MalaScuola di Elisabetta Frezza