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DDL ZAN IL MANGANELLO DEL POTERE

 

VIETATO PENSARE!

PUNITI I PENSATORI, NUOVA CATEGORIA DI SOGGETTI PENALMENTE PERSEGUIBILI​

COPYRIGHT © SIAMO COSI' APS  affiliata ACLI     

ACLI Roma     ACLI nazionale

 

Il testo della proposta di legge Zan e compagni ed il testo unificato che ne è seguito, è una proposta di legge liberticida, che ci fa tornare indietro nel tempo, precisamente al 1925-1926 periodo tanto odiato proprio da coloro che oggi propongono una legge che colpisce un “pensiero dai contorni generici”.

 

Una legge contro il pensiero che induce a commettere atti discriminatori contro l’orientamento sessuale e l’identità di genere. La commissione competente ha evitato appositamente di specificare concetti come istigazione e propaganda, lasciando ampio margine di interpretazione al giudice di turno, proprio per incriminare più casi possibili di manifestazione di pensiero.

 

I giornali intitolano “L’odio verso i gay diventa reato”. L’odio è un sentimento, se dovessimo andare in galera per l’odio i primi ad essere chiusi in cella dovrebbero essere gli stessi parlamentari che sottoscrivono questa legge, se non altro per i toni con cui esprimono le proprie opinioni, le parole che usano. Prima fra tutte la sen. Alessandra Maiorino del M5S che apertamente dichiara: “Non siamo riusciti a prevedere un reato di propaganda ….”, forse perché a qualche parlamentare più vecchio o più studioso di lei il ‘reato di propaganda’ ricordava vagamente le Leggi Fascistissime?

 

Ma gli ‘odiatori’ che hanno un pensiero diverso da quello unico, non punibile, verranno comunque penalmente puniti. Infatti la Maiorino esplicita la sua soddisfazione con una frase che chiarisce ogni dubbio: “Avendo inserito il reato di incitamento all’odio, lì prendiamo tutto!”

Quindi attenzione c’è una sorta di stigma morale, un atteggiamento manicheo che divide la società in buoni e cattivi.

 

Si vuole mettere fuori gioco una precisa determinata antropologia nel nome di una sessualità alternativa. Non è bastata la legge sulle Unioni Civili.
L’on. Scalfarotto fu il primo ad avanzare una proposta legislativa di questo tipo in seno alla Commissione Giustizia. Nel 6 giugno 2013 disse testualmente: “La criminalizzazione dell’omofobia è uno di quei casi in cui la norma penale ha un effetto simbolico e contribuisce a costruire la modernità di un paese e la cultura di una società”, è agli atti del Parlamento.

 

Ogni legge, tanto più eticamente sensibile, fa cultura. Leggendo il testo unificato si evince che la questione omosessuale è messa in secondo piano e lascia il campo alla ideologia gender. Si va oltre i diritti delle minoranze sessuali divenendo un disegno antropologico, molto più vasto di quello che può sembrare.

Innanzitutto mira a decostruire la sessualità secondo quanto la natura assegna al corpo umano maschile e femminile, per poi ricostruirla secondo il desiderio di ciascuno, staccandola dal corpo e quindi dalla realtà.
E’ questa una opera di nuova civilizzazione che si fonda su due pilastri:
1) Assenza di qualsivoglia limite, quindi l’uomo padrone di se stesso e unico riferimento di ogni valore;
2) Taglia il cordone ombelicale col trascendente attraverso la separazione della persona umana dalla sua natura.

La legge sulla omotransfobia è di fatto la minaccia del carcere verso chiunque si opponga a questo ricatto ideologico che utilizza l’ideologia gender per realizzare una vera e propria rivoluzione antropologica.
Dall’area politica dei proponenti la legge, un ex ministro della Giustizia ed esponente della Corte dei Conti, Giovanni Maria Flix il 29 maggio 2020 arriva a dire in una intervista: “Oggi usiamo il carcere come strumento primario di controllo sociale”. E la legge sulla omotransfobia è proprio una minaccia del carcere verso chiunque si opponga a questa ideologia.

 

Nell’art.6 del Testo unificato Zan c’è una strategia nazionale che di fatto è un indottrinamento vero e proprio, una sorta di apprendistato mentale nei confronti dei nostri figli, nipoti, alunni, ossia le generazioni future.
Alla faccia del diritto dovere dei genitori di educare e istruire i propri figli, come enunciato dall’art. 30 della Costituzione e tutelato anche a livello internazionale, saranno organizzate cerimonie, incontri e iniziative varie, progetti, programmi nelle scuole senza il consenso preventivo dei genitori.

 

Per non parlare poi delle “pene alternative” che stanno a significare una violenza psicologica contro chi non accetta la ideologia gender e quindi lo si costringe a prestare servizio presso una associazione LGBT, oppure a collaborare per un gay pride, o chissà cosa altro pur di umiliare il pensiero di chi non condivide una sessualità alternativa che invece deve essere accettata per forza.

 

Ed è chiaro e lampante che siamo di fronte ad una legge liberticida che infrange la libertà di pensiero, di religione, di educazione e crea un clima intimidatorio, come fosse un “manganello del potere” che ricorda un’epoca di olio di ricino che pensavamo facesse parte solo del passato.

 

Germana Biagioni


10 agosto 2020

 

Fonti:
Ciclo di webinar sull’attualità della cultura e della vita
MPV Commissione Cultura
Centro Studi Livatino
“DDL Zan e il dibattito in corso sull’omotransfobia” intervento di Pino Morandini

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