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​DONNE DI FEDE IN POLITICA 
TINA ANSELMI


Quando vinse la solidarietà con l'istituzione del servizio sanitario nazionale

Una donna che ha caratterizzato il mondo femminile in politica è stata Tina Anselmi, la prima donna Ministro in Italia: nel 1976 ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale e nel 1978 ministro della Sanità.

 

Grazie a Tina Anselmi oggi l’Italia ha un Sistema Sanitario Nazionale per mezzo del quale lo Stato tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo nell’interesse della collettività, attuando l’art. 32 della Costituzione della Repubblica che garantisce il diritto alla salute di tutti gli italiani, imprenditore, operaio, contadino, magistrato, tutti devono avere le stesse possibilità di cura, pagate con la fiscalità generale.


L’Italia con la legge 833 del 23 dicembre 1978 si è dotata di un SSN ispirato ai principi di uguaglianza, equità, solidarietà e globalità, al posto del vecchio e sgangherato sistema delle mutue del famoso dottor Guido Tersilli, medico della mutua interpretato dal formidabile, indimenticabile, adorabile Alberto Sordi.


Il concetto di salute del nuovo SSN faceva riferimento a quello adottato dall’OMS nella sua carta fondativa del 1948: salute non è semplice assenza di malattia ma la condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale. In tal modo cambiava il paradigma della sanità: non più cura delle malattie e basta, ma la sanità pubblica si proponeva di realizzare: cura, prevenzione e riabilitazione sulla base di principi di pari dignità del cittadino, di equità, di economicità e di appropriatezza.

 

Tina Anselmi portò con la sua passione politica a compimento e in maniera positiva una battaglia dura che aveva l’obiettivo di tutelare i diritti della persona, in ogni situazione anche la più difficile, dimostrando ancora una volta la sua capacità di coniugare le idee con la pratica, coerente ai suoi valori cristiani.


Riuscì a integrare posizioni molto diversificate, che si scontravano, ma che di fondo tutte aderivano ad uno stesso valore fondante: la tutela della persona. La Tina Anselmi decise di parlare con i medici, i grandi oppositori, nonostante i suoi collaboratori le dicessero «ministro non andare lì, c’è l’opposizione e ti rendono la vita difficile».

Fu invece molto importante la sua presenza, infatti l’apertura al dialogo e al confronto permisero agli operatori sanitari di far poi camminare il nuovo sistema.


Fu una donna convinta che la politica doveva fare le riforme e che bisognava farle quando è necessario farle, e che per farle c’è bisogno dell’adesione degli operatori, in quel caso i medici. Tina Anselmi sosteneva e ancora oggi si può trarre insegnamento, che per mettere in campo una Riforma vanno fatte preliminarmente due verifiche:
anzitutto quanto la Riforma va a incidere sul tessuto sociale, economico e culturale,
poi, quanto tutte le forze del Paese siano disponibili ad assumersi le proprie responsabilità. Solo operando tutti insieme si può conseguire un risultato.

 

Quanto possiamo imparare ancora oggi da questi validissimi politici di grande spessore? Politici animati da una grande fede, che hanno saputo tramutare in azione le loro idee, sempre coerenti e nella verità, profondamente umani e forti nella semplicità, preparati e competenti, difficili da condizionare e da manovrare.
 

Anna Cavallo

 

2 aprile 2020

 

Fonti
Raiplay, Passato e presente, Tina Anselmi, una vita per la democrazia
Ilsole24ore, Tina Anselmi: «Le Riforme vincono solo con la concertazione», Roberto Turno