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INVITO  ALLA  LETTURA

 

GLI UTIMI ITALIANI - Come si estingue un popolo

Roberto Volpi

Siamo certamente tra i paesi a più alto rischio di estinzione che ci siano al mondo​

 

Recensione di Alessandra Trigila

In un'intervista del 2016 , sul Sole 24ore, Veronesi sosteneva che il “Il futuro è donna”.​Nella sua intervista a Roberto Volpi, sul quotidiano La Verità del 19 aprile 2022, il giornalista Francesco Borgonovo, scrive che alla base della scelta di non mettere al mondo figli non ci siano solo motivazioni economiche, come banalmente si pensa, ma “motivi culturali, spirituali, intellettuali “.Proviamo a ripercorrere la storia di questo processo di inaridimento e di svuotamento della nostra società attraverso la visione dello statistico e saggista toscano Roberto Volpi. Nel 1911 una famiglia su tre aveva quattro figli: il 33%, nel 1951 il 20% ora anche meno dell’1%.Il modello di coppia eterosessuale, unita in matrimonio e propensa ad vere figli, ha determinato, dal dopoguerra agli anni 70, il boom economico e il riconoscimento dell'Italia in ambito internazionale come nazione ricca e industrializzata. La famiglia, al centro del tessuto sociale era il motore del benessere. Nel 1975 inizia il suo declino con il sì al divorzio.Si è passati dagli 8 matrimoni ogni mille abitanti degli anni 60 ai 3 di oggi, il tasso più basso d’Europa.La famiglia da cellula della società è ridotta ad atomo, composta spesso da una persona o da un nucleo mono genitoriale. Ciò determina scarsa vitalità sociale e poco dinamismo, che si riflettono sulla società nel suo insieme. Le relazioni tra famiglie, infatti, passano soprattutto attraverso i figli piccoli o adolescenti, di conseguenza la scarsità di bambini determina un impoverimento diffuso della socialità. Con il divorzio sono venuti meno i principi di indissolubilità e di fedeltà e si è rapidamente diffusa una concezione più laica della famiglia che ha determinato meno matrimoni e meno figli. Il fenomeno delle famiglie di fatto non ha portato alcun beneficio ai fini della formazione di nuove coppie, tendenzialmente fanno meno figli delle coppie sposate e non hanno recuperato il numero di coppie perse con la diminuzione dei matrimoni. L’eccesso di aspettative sul matrimonio come scelta consapevole, da fare quando si è completamente sicuri, ha contribuito ad aumentare l'età in cui ci si sposa e il numero di fallimenti matrimoniali: quando si pensa troppo a una decisione da prendere si rischia di rimandarla ad libitum.Si è affermata l'idea che la coppia, il matrimonio i figli siano realtà gravose e difficili da sopportare invece, negli anni del dopoguerra, la famiglia costituiva un percorso da iniziare insieme, in cui i vari obiettivi: casa, macchina, miglioramento lavorativo sarebbero arrivati. Al contrario oggi si pensa di potersi sposare solo dopo che è tutto a posto, anche nei dettagli.Fare famiglia era un acceleratore della vita: non partiamo con la 500, ma insieme ci arriveremo. La famiglia quindi alle spalle non sulle spalle. Una concezione più lieve della famiglia che si è smarrita.Si è smarrita l'idea di accettare affrontare insieme il rischio del futuro. Si è smarrita l'idea che l'amore e il sentimento da condizione necessaria per partire sia anche sufficiente per resistere insieme alle prove della vita. La società è atomizzata in unioni più o meno provvisorie che declinano la responsabilità sociale. L’unione di coppia diventa sempre più una questione privata, ma la comunità in questo modo perde di coesione. A questo aggiungerei la spinta dei mass media, che hanno amplificato le istanze del femminismo promuovendo l’antagonismo tra i sessi e quindi tra i due componenti cardine della famiglia e stigmatizzando negativamente e insistentemente i tradizionali ruoli femminili di moglie e madre. Inoltre i modelli femminili proposti dal cinema in particolare americano hanno incoraggiato le donne ad imitare stili di vita e comportamenti maschili, caratterizzando la famiglia come luogo di prevaricazione e di violenza.Finalmente le minacce che l’inverno demografico implica, in termini di implosione economica e crollo dello stato sociale sono state intese dalla classe politica almeno come dichiarazione d’intenti, sebbene la gran parte degli atti politici e degli impegni economici dei vari governi, succedutisi negli anni, vadano da tempo nella direzione opposta. Siamo ancora in tempo come popolo italiano per un’inversione di tendenza che blocchi il nostro suicidio demografico? Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha calcolato che di questo passo, siamo già al di sotto delle 400.000 nascite l’anno, alla fine del secolo gli Italiani saranno 40 milioni, anche meno secondo altre proiezioni. Nel 2050 ci saranno due decessi per ogni nascita. “Una catastrofe”, dice Volpi che determinerà “una popolazione pressoché spenta dal punto di vista vitalistico-riproduttivo”. L’Italia ha 15 anni per salvarsi ponendo in atto gli opportuni correttivi. Un obiettivo, che dovrebbe essere prioritario nell’agenda del governo italiano.
 

Alessandra Trigila Siamo Così 14 MAGGIO 2022

 

FONTI

Volpi, R. (2022). Gli ultimi italiani – Come si estingue un popolo. Milano: Solferino

Borgonovo, F. “Italiani verso l’estinzione. Meno figli per il crollo dei matrimoni religiosi.” Intervista a Roberto Volpi. La Verità 19 aprile 2022 –

Taino, D. “L’Italia ha 15 anni per salvarsi”. Corriere Della Sera 22 aprile 2022